venerdì 8 dicembre 2017

Recensione - The Raven Boys di Maggie Stiefvater

TRAMA: È la vigilia di San Marco, la notte in cui le anime dei futuri morti si mostrano alle veggenti di Henrietta, Virginia. Blue, nata e cresciuta in una famiglia di sensitive, vede per la prima volta uno spirito e capisce che la profezia sta per compiersi: è lui il ragazzo di cui s'innamorerà e che è destinata a uccidere. Il suo nome è Gansey ed è uno dei ricchi studenti della Aglionby, prestigiosa scuola privata di Henrietta i cui studenti sono conosciuti come Raven Boys, i Ragazzi Corvo, per via dello stemma della scuola, e noti per essere portatori di guai. Blue si è sempre tenuta alla larga da loro, ma quando Gansey si presenta alla sua porta in cerca di aiuto, pur riconoscendolo come il ragazzo del destino non può voltargli le spalle. Insieme ad alcuni compagni, Gansey è da molto tempo sulle tracce della salma di Glendower, mitico re gallese il cui corpo è stato trafugato oltreoceano secoli prima e sepolto lungo la "linea di prateria" che attraversa Henrietta. La missione di Gansey non riguarda solo un'antica leggenda, ma è misteriosamente legata alla sua stessa vita. Blue decide di aiutare Gansey nella sua ricerca, lasciandosi coinvolgere in un'avventura che la porterà molto più lontano del previsto.

RECENSIONE: In una città tutt'altro che normale, e in una famiglia tutt'altro che normale, vive la nostra protagonista Blue. Figlia di una veggente, vive immersa nel mondo della negromanzia sia dalla tenera età e ne diventa parte integrante. La notte della Vigilia di San Marco le anime dei futuri morti si palesano alle veggenti e per la prima volta Blue ha la netta sensazione che la profezia sarà compiuta. Il ragazzo apparso alla giovane ragazza sarà l'amore della sua vita, si innamoreranno e lei sarà costretta ad ucciderlo. Gensey è un abbiente studente di una celebre scuola di Henrietta, un Ragazzo Corvo. Lo stemma che tutti gli studenti portano al petto li contraddistingue dal resto della popolazione, e non per i motivi più nobili. I due ragazzi si incontreranno per la prima volta nella vita vera quando Gensey decide di consultare una veggente, la madre di Blue, e la ragazza riconosce da subito il ragazzo della sua visione. Gensey è alla ricerca della salma di Glendower, un personaggio illustre che si dice sia sepolto lungo la linea di prateria, che si trova proprio ad Henrietta. Dal momento in cui Blue decide di aiutare il ragazzo lo scopo della missione originale verrà quasi del tutto sovvertito, molti segreti verranno svelati e altri intrecci si creeranno durante il percorso, e soprattutto i due ragazzi impareranno a non fidarsi nemmeno delle persone che gli sono accanto.

Ho letto questo libro in occasione della readalong indetta in pagina, ed è molto probabile che se non fosse stato scelto in questa occasione avrebbe aspettato ancora molto prima di essere letto. Le mie opinioni sono abbastanza confuse, nel senso che credo fermamente di aver perso alcuni passaggi importanti del libro e non di averlo capito fino in fondo, forse per una mia distrazione.
In generale la trama orizzontale è interessante, in questo momento non la trovo troppo originale rispetto ad altri libri in circolazione, ma mi è piaciuto comunque leggerne gli svolgimenti. Le sotto-trame che si vengono a creare sono altrettanto interessanti, e il fatto che alcune di loro tendano a collidere mi ha anche esaltata in alcuni punti.

I personaggi mi sono abbastanza piaciuti.
Anche questa volta li ho trovati nella media, nessuno di loro mi ha ispirato particolare simpatia o mi ha fatto venir voglia di saperne di più; su questo punto ho trovato la Stiefvater un po' debole. La protagonista Blue mi ha incentivata molto, infatti leggevo i suoi capitoli molto più volentieri di quelli dedicati alle vicende dei ragazzi corvo che ho trovato, a tratti, piuttosto anonimi. Essendo questo un primo libro di una serie credo sia abbastanza normale non sentire alcun tipo di attaccamento ai personaggi, però la mancanza di una caratterizzazione forte dei personaggi secondari si è sentita parecchio. Spero che l'autrice riesca a riprendersi con i prossimi volumi.

Lo stile di scrittura è forse la cosa che più ho preferito nel romanzo. Una nota di merito va anche al collega Marco Locatelli che ha curato la traduzione italiana del libro; ho davvero apprezzato il suo lavoro.
Lo stile della Stiefvater non è peculiare però ha la capacità di attrarre (mi è capitato più di una volta di mancare la mia fermata del bus perché stavo leggendo) e anche i dialoghi, che solitamente sono la parte più "scialba" di una narrazione, sono davvero curati.
Quindi, come giudizio finale, direi che il romanzo merita un punteggio medio. Ho fiducia nelle capacità della scrittrice di creare qualcosa che possa essere migliore di questo romanzo, e migliore della sua precedente saga, e che possa soddisfare le mie aspettative.
La mia valutazione è di 3.5/5






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