RECENSIONE: Our Dark Duet è il secondo, ed ultimo, romanzo della duologia di Monsters of Verity. Le vicende riprendo circa sei mesi dopo la fine del primo volume, che si conclude con la separazione di Kate e August, la prima un’umana cacciatrice di mostri diretta a Prosperity dopo la morte del padre, ovvero l’uomo più potente della parte nord di Verity, una sorta di “protettore”, e il secondo un Sunai, un mostro che si nutre delle anime delle proprie vittime facendo della musica il suo strumento di punta, che continua a vivere a Verity per difendere, insieme alla FTF, la città dai mostri.
Durante questi sei mesi molte cose sono cambiate: Kate, a Prosperity, è
diventata una perfetta cacciatrice di mostri, insieme ad un ristretto gruppo di
ragazzi che però risultano essere per la ragazza piuttosto un fardello che un
vero e proprio supporto, Kate agisce meglio in solitaria. Nel frattempo August
combatte i propri demoni interiori, infatti dopo la tragica morte del fratello
si ritrova a non essere più lo stesso, molte volte la voce di Leo gli rimbomba
in testa tanto da offuscare qualsiasi tipo di pensiero personale portandolo a
piegarsi al suo volere. Il senso di colpa per non aver saputo salvare suo
fratello lo sta uccidendo. La FTF e le sue improvvise spedizioni sono l’unica
cosa in grado di distrarre August dall’autodistruzione, difendere Verity
infatti è la sua priorità.
Ma le vicende si complicano quando Kate scopre dell’esistenza di una nuova tipologia di mostro, mai vista né sentita prima d’ora, che si nutre del caos e porta chi viene “posseduto” alla pazzia e alla perdita di qualsiasi tipo di autocontrollo. Il Mangiatore di Caos, come soprannominato da Kate, sembra essersi stanziato a Prosperity ma sarà nel momento in cui Kate, guardandosi allo specchio, riuscirà a scorgere qualcosa di differente in sé stessa che realizzerà di non poter affrontare tutta questa situazione da sola, avrà bisogno dell’aiuto dell’unica persona, o meglio non-persona, che si sia mai rivelata gentile nei suoi confronti, ma questo significherà lasciare Prosperity. Ed è in quel momento che, senza ripensamento alcuno, che Kate decide di pertire alla volta di Verity City.
Si ritorna a casa.
Ma le vicende si complicano quando Kate scopre dell’esistenza di una nuova tipologia di mostro, mai vista né sentita prima d’ora, che si nutre del caos e porta chi viene “posseduto” alla pazzia e alla perdita di qualsiasi tipo di autocontrollo. Il Mangiatore di Caos, come soprannominato da Kate, sembra essersi stanziato a Prosperity ma sarà nel momento in cui Kate, guardandosi allo specchio, riuscirà a scorgere qualcosa di differente in sé stessa che realizzerà di non poter affrontare tutta questa situazione da sola, avrà bisogno dell’aiuto dell’unica persona, o meglio non-persona, che si sia mai rivelata gentile nei suoi confronti, ma questo significherà lasciare Prosperity. Ed è in quel momento che, senza ripensamento alcuno, che Kate decide di pertire alla volta di Verity City.
Si ritorna a casa.
"There were two kinds of monsters, the kind that hunted the streets and the kind that lived in your head. She could fight the first, but the second was more dangerous. It was always, always, always a step ahead.
It didn't have teeth or claws, didn't feed on flesh or blood or hearts.
It simply reminded you of what happened when you let people in."
Questo secondo volume della duologia si è rivelato essere
nettamente superiore al primo, che di per sé era già un libro eccellente, e ha
tutte quelle piccole sottigliezze in più che al primo volume mancano, ma che
rendono questo assolutamente il finale perfetto per questa storia. Ho avvertito
molto di più il legame con i personaggi, che in This Savage Song era molto più
blando, il che ha reso l’esperienza della lettura ancora più avvincente ed
emozionale.
Lo stile di scrittura della Schwab si conferma essere uno dei migliori tra quelli del genere, e in generale tra quelli che ho letto quest’anno. È uno stile molto evocativo e molto musicale, dove la prosa si intervalla alla poesia, e la lettura scorre molto velocemente soprattutto una volta arrivati alla prima metà del libro. L’autrice, inoltre, inserisce alcuni spunti di riflessione molto belli, non forse i più profondi mai affrontati, ma descritti in maniera molto soft, molto delicata. Dopo questa prima duologia, sono davvero molto curiosa di leggere altro di questa scrittrice, soprattutto in vista dell’uscita di un’altra delle sue serie qui in Italia, sicuramente non deluderà le mie aspettative.
I personaggi, anche in questo volume, si rivelano essere caratterizzati in maniera eccezionale, ho assolutamente adorato ogni singolo personaggio in questa duologia, anche quelli che avrei dovuto odiare. I due protagonisti sono in assoluto i miei preferiti, entrambi hanno avuto un grande sviluppo dal primo volume: August è riuscito ad accettare la sua natura “mostruosa”, la continua ricerca di una vita umana non gli permetteva di godere appieno nemmeno dell’altra parte di sé, quella più oscura, che non deve necessariamente essere utilizzata con fini malvagi. Kate, invece, riscopre la sua umanità, riesce ad essere forte in battaglia come uno dei mostri, ma allo stesso tempo fragile, le sue emozioni vengono a galla e molti dei suoi sacrifici saranno in nome di queste ultime, che finalmente dopo una vita passata a reprimerle, hanno finalmente trovato modo e tempo di venire fuori. Molto particolare è anche il personaggio di Henry, leader della parte sud di Verity e padre di tre (ormai due) degli ultimi Sunai esistenti, ma allo stesso tempo è un semplice umano la cui vita è appesa ad un filo ogni qual volta si entra in campo di battaglia, ma per i suoi figli superstiti e per la sua città farebbe di tutto, anche morire per la causa.
La trama di questo secondo volume chiude un cerchio apertosi con This Savage
Song, che se da un lato può sembrare insoddisfacente poiché lascia in sospeso
alcuni punti che richiederebbero maggiore chiarezza, dall’altro è in realtà il
finale perfetto per una duologia con questi presupposti, non mi sarei aspettata
nulla di meno e nulla di più. L’azione fa da padrona a questo romanzo, a differenza
del primo che era un po’ più statico, e i villains di questa seconda parte
della storia rendono la lettura molto interessante, dato che ci viene proposto
anche il loro punto di vista.
Onde evitare uno sproloquio su quanto questo libro mi sia piaciuto (che potrebbe sfociare in spoiler), posso in conclusione consigliare vivamente questa duologia, uno delle più valide in circolazione in questo momento a chiunque sia alla ricerca di una storia nuova e un po’ oscura, e a chiunque abbia letto il primo volume ma non ne sia rimasto così colpito consiglio di continuare la storia, perché questa seconda parte è assolutamente migliore della prima: soffrirete, gioirete, vi emozionerete e il finale vi lascerà quel sapore dolceamaro che non avrete possibilità di dimenticare.
Il mio voto finale è di 5/5.
Lo stile di scrittura della Schwab si conferma essere uno dei migliori tra quelli del genere, e in generale tra quelli che ho letto quest’anno. È uno stile molto evocativo e molto musicale, dove la prosa si intervalla alla poesia, e la lettura scorre molto velocemente soprattutto una volta arrivati alla prima metà del libro. L’autrice, inoltre, inserisce alcuni spunti di riflessione molto belli, non forse i più profondi mai affrontati, ma descritti in maniera molto soft, molto delicata. Dopo questa prima duologia, sono davvero molto curiosa di leggere altro di questa scrittrice, soprattutto in vista dell’uscita di un’altra delle sue serie qui in Italia, sicuramente non deluderà le mie aspettative.
I personaggi, anche in questo volume, si rivelano essere caratterizzati in maniera eccezionale, ho assolutamente adorato ogni singolo personaggio in questa duologia, anche quelli che avrei dovuto odiare. I due protagonisti sono in assoluto i miei preferiti, entrambi hanno avuto un grande sviluppo dal primo volume: August è riuscito ad accettare la sua natura “mostruosa”, la continua ricerca di una vita umana non gli permetteva di godere appieno nemmeno dell’altra parte di sé, quella più oscura, che non deve necessariamente essere utilizzata con fini malvagi. Kate, invece, riscopre la sua umanità, riesce ad essere forte in battaglia come uno dei mostri, ma allo stesso tempo fragile, le sue emozioni vengono a galla e molti dei suoi sacrifici saranno in nome di queste ultime, che finalmente dopo una vita passata a reprimerle, hanno finalmente trovato modo e tempo di venire fuori. Molto particolare è anche il personaggio di Henry, leader della parte sud di Verity e padre di tre (ormai due) degli ultimi Sunai esistenti, ma allo stesso tempo è un semplice umano la cui vita è appesa ad un filo ogni qual volta si entra in campo di battaglia, ma per i suoi figli superstiti e per la sua città farebbe di tutto, anche morire per la causa.
"Denial - that's what it was called.
The idea that if a thing went unsaid, it didn't really exist, because words had power, worde gave weight and shape and force, and the withholding of the could keep a thing from being real, could..."
Onde evitare uno sproloquio su quanto questo libro mi sia piaciuto (che potrebbe sfociare in spoiler), posso in conclusione consigliare vivamente questa duologia, uno delle più valide in circolazione in questo momento a chiunque sia alla ricerca di una storia nuova e un po’ oscura, e a chiunque abbia letto il primo volume ma non ne sia rimasto così colpito consiglio di continuare la storia, perché questa seconda parte è assolutamente migliore della prima: soffrirete, gioirete, vi emozionerete e il finale vi lascerà quel sapore dolceamaro che non avrete possibilità di dimenticare.
Il mio voto finale è di 5/5.
VOTO
Verrà tradotto per quest'anno??
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